STRATEGIA “FARM TO FORK” E RECOVERY FUND PER LO SVILUPPO DELLA FILIERA
A fine maggio la Commissione europea ha pubblicato l’attesa strategia “Farm to Fork”, come parte fondamentale dell’European Green Deal, l’ambiziosa proposta legislativa in tema di ambiente a cui ha lavorato la nuova Commissione, insediata nello scorso dicembre e in carica per i prossimi 5 anni. La strategia F2F è un piano decennale messo a punto per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. È la prima volta che l’UE cerca di progettare una politica alimentare che coinvolga l’intera filiera alimentare.
Il Consiglio dei Ministri agricoli UE di ottobre ha adottato le conclusioni sulla strategia “Dal produttore al consumatore”, in cui condivide l’obiettivo di sviluppare un sistema alimentare europeo sostenibile, dalla produzione al consumo. In sostanza, le conclusioni del Consiglio contengono un duplice messaggio politico degli Stati Membri:
garantire un approvvigionamento alimentare sufficiente e a prezzi accessibili, contribuendo nel contempo a conseguire la neutralità climatica dell’UE entro il 2050;
garantire un reddito equo e un forte sostegno ai produttori primari.
Nelle sue conclusioni il Consiglio chiede anche di continuare a promuovere l’utilizzo prudente e responsabile di pesticidi, antimicrobici e fertilizzanti al fine di produrre alimenti in maniera sostenibile e al tempo stesso proteggere l’ambiente. Infine, i Ministri chiedono parità di condizioni su mercati agroalimentari competitivi, nonché la compatibilità con le norme dell’OMC.
In altre parole, gli Stati membri riconoscono che i prodotti alimentari europei costituiscono già uno standard globale per la sicurezza, il valore nutrizionale e l’elevata qualità e riconoscono pertanto l’importanza di promuovere la sostenibilità dei sistemi alimentari a livello globale. Questo si tradurrebbe in impegni più ambiziosi da parte dei Paesi terzi in materia di protezione ambientale, utilizzo di pesticidi e antimicrobici, salute degli animali e altro ancora.
Chi dovrà adottare la strategia?
Ogni Stato membro dell’Ue dovrà seguirla, adottando norme a livello nazionale che consentano di contribuire a raggiungere gli obiettivi stabiliti dell’Ue. I Paesi membri godranno di eventuali misure di sostegno aggiuntive nel corso dell’implementazione della strategia.
La strategia “Farm to Fork” è in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e il suo intento è anche quello di innescare un miglioramento degli standard a livello globale, attraverso la cooperazione internazionale e le politiche commerciali che coinvolgono i Paesi terzi.
Il tentativo dell’Ue, insomma, è da un lato quello di dare avvio alla propria transizione ecologica, e dall’altro evitare che nel resto del mondo vengano messe in atto pratiche non sostenibili.
Quali sono gli obiettivi principali della strategia?
Ecco in sintesi gli obiettivi principali della strategia Farm to Fork, da raggiungere entro il 2030.
La Commissione adotterà misure per ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici e il rischio che rappresentano entro il 2030.
La Commissione agirà per ridurre almeno del 50% le perdite di nutrienti, senza che ciò comporti un deterioramento della fertilità del suolo e vuole ridurre almeno del 20% l’uso di fertilizzanti entro il 2030.
La Commissione ridurrà del 50% le vendite di sostanze antimicrobiche per gli animali di allevamento e per l’acquacoltura entro il 2030.
La Commissione rilancerà lo sviluppo delle aree dell’UE dedicate all’agricoltura biologica affinché il 25% del totale dei terreni agricoli sia dedicato al bio entro il 2030.
Altri obiettivi del piano Farm to Fork puntano a migliorare l’informazione ai consumatori, ridurre gli sprechi e favorire l’innovazione. Per raggiungere questo traguardo bisogna portare avanti alcuni progetti.
Creare un ambiente in cui scegliere cibi sani e sostenibili sia la scelta più semplice. Si calcola che nel 2017 oltre 950 mila decessi nell’UE (una vittima su cinque) siano stati causati da abitudini alimentari malsane. Un’alimentazione corretta e a base di cibi vegetali riduce il rischio di malattie e riduce di molto l’impatto del nostro sistema alimentare sull’ambiente.
Etichettare meglio i prodotti alimentari per consentire ai consumatori di scegliere un’alimentazione sana e sostenibile. La Commissione proporrà un’etichettatura nutrizionale armonizzata obbligatoria da apporre sulla parte anteriore degli imballaggi e svilupperà un quadro per l’etichettatura dei prodotti alimentari sostenibili che copra gli aspetti nutrizionali, climatici, ambientali e sociali dei prodotti.
Intensificare la lotta contro gli sprechi alimentari. Dimezzare gli sprechi pro capite a livello di vendita al dettaglio e a livello domestico entro il 2030: entro il 2023 la Commissione proporrà obiettivi giuridicamente vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari.
Investire 10 miliardi di euro del programma Orizzonte Europa in attività di ricerca e innovazione riguardanti i prodotti alimentari, la bioeconomia, le risorse naturali, l’agricoltura, la pesca, l’acquacoltura e l’ambiente. Il trasferimento di conoscenze sarà essenziale. I servizi di consulenza della PAC per le imprese agricole e la rete di dati sulla sostenibilità saranno fondamentali per aiutare le aziende del settore a compiere la transizione.
Promuovere la transizione globale mettendo in primo piano la sostenibilità dei prodotti alimentari europei, può fornire un vantaggio competitivo e aprire nuove opportunità commerciali. L’UE collaborerà con i paesi terzi e gli attori internazionali per sostenere una transizione globale verso sistemi alimentari sostenibili. Un quadro regolamentare per un’etichettatura di sostenibilità dei prodotti aiuterà i consumatori a scegliere meglio.
La Politica Agricola Comune (Pac) e la Politica Comune della Pesca (Pcp) rimarranno gli strumenti chiave per sostenere questa transizione, che ha il duplice obiettivo di rendere sostenibili i sistemi alimentari e assicurare condizioni di vita dignitose agli agricoltori, ai pescatori e alle loro famiglie.
UE, agli agricoltori italiani 1,2 miliardi già nel 2021
Già dal 2021 l’agricoltura europea potrà disporre di 10 miliardi di euro del Recovery Fund e la fetta a disposizione delle imprese italiane sarà di 1,22 miliardi di euro. Dopo solo due round negoziali tra Parlamento e Consiglio UE per la mobilitazione dei fondi Next Generation Eu per lo Sviluppo rurale, ieri è stata raggiunta l’intesa, che a dicembre dovrà essere validata dalla plenaria, ma senza possibilità di modifica.
«Si tratta di un’iniezione di liquidità senza precedenti – afferma Paolo De Castro, relatore per il Parlamento europeo della parte agricola dello strumento europeo per la ripresa – oltre 8 miliardi di euro che si sommano a un anticipo di 2,6 miliardi dei fondi per lo Sviluppo rurale, disponibili già nel 2021 e 2022. E poi è solo il punto di partenza: questi fondi potranno essere cofinanziati con ulteriori risorse nazionali, moltiplicandoli fino a cinque volte».
In linea con gli obiettivi delineati dal Green Deal europeo, almeno il 55% dei fondi dovrà supportare giovani e piccole imprese agricole, così come dovrà sostenere investimenti che promuovano lo sviluppo tramite l’agricoltura di precisione, la digitalizzazione, la modernizzazione dei macchinari, il miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro, la promozione di filiere corte, lo sviluppo di energie rinnovabili o l’economia circolare. Per tutti questi investimenti, agricoltori e operatori agroalimentari potranno essere supportati al 75% delle spese sostenute, rispetto al 4o% attuale. Inoltre, il livello massimo di aiuto al primo insediamento dei giovani agricoltori è stato innalzato dagli attuali 7omila fino a 100mila euro.
«Affinché la ripresa del settore possa contemperare sostenibilità ambientale, sociale ed economica – ha spiegato De Castro – almeno il 37% dei fondi sarà destinato a misure ad alto beneficio ambientale». Tra queste ci sono, ad esempio, l’agricoltura biologica, la riduzione delle emissioni agricole di gas serra, la conservazione dei suoli, una migliore gestione idrica e il benessere animale.
Si evince come sia necessaria una valutazione sempre più cogente della sostenibilità delle aziende e delle produzioni agricole ed agroalimentari, la quale potrà avvenire grazie al supporto tecnico di BIT alle BCC.
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