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400 MILIONI PER L'OLIO D'OLIVA

400 MILIONI PER L’OLIO D’OLIVA 

Tra risorse stanziate per fronteggiare l’emergenza Xylella e le iniziative messe in piedi con i due piani olivicoli predisposti al ministero delle Politiche agricole, si sta profilando una vera e propria “terapia d’urto” per dare nuovo respiro al settore olivicolo.

Secondo il Mipaaf a disposizione degli olivicoltori c’è una corposa fiche finanziaria che supera i 400 milioni di euro e che composta così:

  • circa 300 milioni, la parte preponderante, derivano dal Piano per la rigenerazione olivicola della Puglia a seguito dell’epidemia di Xylella fastidiosa;
  • circa 13 milioni derivano dal Bando per i Contratti di distretto dedicati alla Xylella con scadenza per le relative domande al prossimo 18 maggio;
  • 8 milioni del DL Emergenze agricole in corso di adozione al Mise;
  • 30 milioni del precedente Piano olivicolo già spesi;
  • 30 milioni a fondo perduto all’interno dei 4 contratti di filiera olivicoli già in corso;
  • 22 milioni con finanziamento agevolato del Fondo Fri della Cassa depositi e prestiti.

In questo periodo di emerganza a causa dell’epidemia da Covid-19 si sta spingendo per il consumo del made in Italy nel settore del food & beverage, tuttavia ciò non è affatto scontato in quanto molti segmenti produttivi dipendono dall’estero per le materie prime, e talvolta non solo per quelle. Tra questi l’olio d’oliva.

Basti pensare che l’Italia produce circa 300mila tonnellate di olio (nelle annate positive) ne consuma 500mila e ne riesporta circa 300mila. Pertanto per far tornare i conti deve acquistare all’estero tra le 400mila e le 500mila tonnellate l’anno. La maggior parte dell’olio viene importanto dalla Spagna (nel 2019 il 79%) e spesso finisce in blend con extravergine italiano, bottiglie commercializzate poi tanto in Italia quanto all’estero.

Eppure non è stato sempre così. C’è stata un`epoca neanche tanto lontana, in cui l’Italia era leader mondiale. Nella campagna 1995-96 furono prodotte 620mila tonnellate, quasi il doppio della Spagna di allora. Da quel momento però la produzione spagnola è esplosa collocandosi a partire dal 2000 stabilmente al di sopra del milione di tonnellate e allargando sempre più il divario con l’Italia. Un gap diventato immenso nella campagna 2018-19 quando la Spagna ha toccato quota 1,79 milioni di tonnellate, oltre 10 volte le 173mila prodotte dall’Italia.

A partire dagli anni ‘10 nei frantoi italiani sono state prodotte meno di 500mila tonnellate l’anno con picchi particolarmente negativi, complici l’emergenza Xylella e le condizioni meteo avverse.

«In questi mesi drammatici – ha commentato il ministro per le Politiche agricole, Teresa Bellanovaabbiamo chiesto alla Distribuzione di portare sugli scaffali più prodotti italiani, compreso l’olio. E abbiamo chiaro che davanti a noi c’è una doppia sfida: produrre di più e valorizzare meglio il prodotto. È giusto interrogarci su scelte che in questi anni da noi, a differenza di altri Paesi, sono mancate o non hanno prodotto i risultati sperati. Decisivo sarà il rapporto anche con la grande distribuzione e Confesercenti che per questo abbiamo voluto al Tavolo di settore perché dobbiamo ragionare in termini di filiera allargata. Abbiamo formulato loro un appello alla cautela sulle promozioni sull’olio che troppo spesso finiscono per svilire il prodotto. Siamo d’accordo che il prezzo non possa essere inaccessibile ma al tempo stesso se si vende sempre sotto i costi di produzione la filiera non avrà mai la giusta remunerazione. Occorre equilibrio».

Riteniamo siano attivi molti strumenti per lo sviluppo di iniziative in grado di implementare impieghi ed attività nel proprio territorio di competenza.
Le banche possono confrontarsi con le aziende olivicole per dare avvio ad azioni di sostegno e finanza in questo momento di forte emergenza.

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