L’IMPATTO DEL CORONAVIRUS SUL SETTORE AGRICOLO E AGROALIMENTARE
L’emergenza provocata dal coronavirus proveniente dalla Cina e arrivato in Italia rischia di avere un impatto significativo sull’economia del nostro Paese pari ad una perdita di circa 3,9 miliardi di euro di consumi e mettendo a repentaglio 15mila piccole imprese in tutti i settori e 60mila posti di lavoro. E’ l’allarme lanciato da Confesercenti.
E’ scontro poi sull’export dei prodotti italiani. “Siamo impegnati- ha detto la ministra del Mipaaf Teresa Bellanova – a tutti i livelli per scongiurare il blocco delle esportazioni di prodotti italiani. Una forma di pratica sleale che va condannato e che deve essere immediatamente fermata.” Quanto agli interventi di tipo economico, si è condivisa la necessità di prevedere “strumenti di tutela del reddito delle imprese agricolo e agroalimentari con sospensione rate dei mutui, sospensione pagamento contributi; una prima dotazione per il ristoro dei danni subiti dalle aziende; ulteriori strumenti a tutela dei lavoratori interessati delle filiere alimentari e delle imprese di professionisti coinvolti dalle misure di contenimento”.
Il ministero degli Esteri lancia un piano straordinario per il made in Italy. Luigi Di Maio ha annunciato infatti che il piano «ha in capo all’Agenzia per il commercio estero una disponibilità di 316 milioni euro che si sommano ai 400 milioni di euro in dotazione il fondo Sace-Simest per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Quindi in tutto abbiamo a disposizione risorse per 716 milioni di euro».
«Per combattere la disinformazione, gli attacchi strumentali e la concorrenza sleale prende il via la prima campagna #Mangiaitaliano in Italia e all’estero». Lo annuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’incontro del 4 marzo delle parti sociali con il primo ministro Giuseppe Conte. La campagna nasce per salvare la reputazione dei prodotti tricolori enogastronomici, difendere il territorio, l’economia e il lavoro e far conoscere i primati della più grande ricchezza del Paese. «L’emergenza coronavirus con le difficoltà produttive, logistiche e commerciali e i pesanti danni di immagine – ricorda la Coldiretti -, sta mettendo a rischio l’intera filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali fino alla ristorazione, che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil e offre lavoro a 3,8 milioni di occupati».
Cia-Agricoltori Italiani propone al Governo la detrazione fiscale per le famiglie del 19% sulle spese per acquisto di prodotti agricoli e alimentari Dop e Igp e bio, per gli agriturismi la sospensione dei contributi previdenziali e dei pagamenti delle rate dei mutui per non meno di 12 mesi, per l’export la realizzazione di una campagna promozionale all’estero che punti sugli elementi di salubrità del cibo italiano, oltre a incentivi a tutela del sistema fieristico internazionale. Quanto al sistema produttivo, occorre un intervento di natura finanziaria che dia ossigeno alle aziende agricole per almeno 24 mesi, parallelamente a una semplificazione dell’accesso al credito grazie al fondo Ismea. Cia propone, inoltre, l’ipotesi del green ticket per le imprese, uno strumento che semplifichi i rapporti di lavoro in agricoltura, introducendo una maggiore flessibilità.
Per quanto riguarda la politica agricola comune, per Confagricoltura è essenziale che sia disposto l’anticipo di tutti i pagamenti della PAC (aiuti diretti e sviluppo rurale) a sostegno della liquidità delle imprese, omisure per favorire il reclutamento di manodopera da parte delle imprese agricole e riduzione del cuneo fiscale.
Secondo una stima di Filiera Italia la somma del fatturato dell’agroalimentare di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna rappresenta quasi il 70% dell’intero settore. Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia dichiara: «se l’emergenza in corso durasse ancora qualche settimana rischieremmo di perdere accelerazione in uno dei volani della nostra economia, con un rallentamento anche di 4 punti percentuali, mantenendo comunque un trend positivo (dal + 6 % del 2019 al + 2%). Decisamente più preoccupanti gli effetti che deriverebbero da un eccessivo prolungamento della situazione».
RINVIO EVENTI E MANIFESTAZIONI
La fiera vinicola Vinitaly, che si doveva tenere dal 19 al 22 aprile a Verona, è stata rinviata a giugno per via del coronavirus. Le nuove date fissate per la fiera sono il 14, 15, 16 e 17 giugno. Era una decisione prevedibile, visto che il Veneto è una delle regioni italiane maggiormente interessate dai contagi. Intanto, Fiere Parma e Federalimentare hanno deciso di continuare a monitorare la situazione prima di prendere decisioni su Cibus, una delle più importanti fiere dedicate al settore alimentare italiano, ad ora in programma dall’11 al 14 maggio, ma che, comunque, è destinata a slittare, probabilmente a settembre, come sostengono rumors sempre più insistenti. E poi c’è Macfrut, che con un comunicato della Fiera di Rimini, ha per ora confermato le date in calendario – dal 5 al 7 maggio – sulla spinta del settore ortofrutta e sull’onda della fiducia.