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QUALE FUTURO PER IL SETTORE VITIVINICOLO?

QUALE FUTURO PER IL SETTORE VITIVINICOLO? 

Anche il settore vitivinicolo ha sofferto gli effetti del lockdown dettato dalla pandemia Covid-19. Gli studi dell’Oiv, l’Organizzazione mondiale della vite e del vino, ci dicono infatti che nel corso dell’anno il valore delle vendite potrebbe crollare del 50% in Europa.

A pesare, inevitabilmente, sarà la chiusura del canale Horeca (hotellerie, restaurant, catering), che ha di fatto ridisegnato le modalità di acquisto e di consumo del vino. Prevedibile conseguenza del lockdown anche il ridimensionamento dell’export che proprio nel 2019 aveva fatto segnare il record per l’Italia con valori di 6,4 miliardi di euro.

Nel corso del lockdown si è bevuto più vino tra le mura domestiche. Secondo i dati elaborati da Vinitaly e Iri nel periodo tra il primo gennaio e il 19 aprile 2020, quindi comprendendo anche le cifre relative alle festività pasquali, le insegne della grande distribuzione organizzata (Iper, super, libero servizio e discount) hanno registrato un incremento degli acquisti di vino del 7,9% in volume e del 6,9% in valore.  Un rimbalzo davvero rilevante considerato che l’emergenza Covid-19 copre meno della metà del periodo preso in esame e cioè l’intero mese di marzo e 19 giorni di aprile. Tanto è bastato però per imprimere una forte accelerazione alle vendite dopo che i primi due mesi dell’anno con ogni probabilità erano stati, in linea con il 2019, all’insegna della stabilità se non di un timido progresso.

Per quanto riguarda le tipologie di vino vendute presso la Gdo, sono stati registrati dati molto positivi per le etichette Doc e Docg le cui vendite sono aumentate del 9,9% mentre le bottiglie Igt sono cresciute del 4%. Le vendite degli spumanti, complice la scarsa voglia di festeggiamenti, hanno invece subito un calo del 5,4%. Un trend dal quale si è sganciato sua maestà Prosecco che con una crescita dell’8,3% grazie soprattutto alla moda degli aperitivi a distanza e in videochiamata.

Nei primi mesi del 2020 è stata registrata un’impennata delle vendite di vino in Brik (+8,8%) e il vero e proprio exploit del Bag in Box (il formato da due litri e mezzo con rubinetto) le cui vendite sono cresciute del 36,8%.

Molto bene anche gli acquisti di vino biologico, ancora un mercato di nicchia ma che nel primo trimestre 2020 ha venduto 1 milione e 559 mila litri, con un aumento del 19%.

Tuttavia questo trend positivo di vendita registrato dalla Gdo, insieme al boom dell’e-commerce, purtroppo non potrà compensare il crollo dei consumi dovuta alla chiusura del canale Horeca, specie per la fascia alta delle etichette. Basti pensare che l’Horeca pesa per il 30% delle vendite.

Il professor Vincenzo Zampi, ordinario di Economia e gestione delle imprese, docente di Strategia e innovazione all’Università di Firenze e autore di numerosi studi e libri sul vino, afferma che il segmento che si troverà di più a soffrire per le conseguenze del lockdown saranno “i tanti vini della fascia media e medio alta, che presenta vini importanti, anche italiani e che più di tutti dipendono dall’Horeca. Eventuali canali alternativi all’Horeca non possono sostituirsi completamente alle vendite collegate appunto a hotel, ristoranti, catering e bar”.
Zampi riguardo all’e-commerce dichiara come questa si sia dimostrata di fatto un’opportunità: “Le piattaforme di e-commerce stanno vendendo due o tre volte quanto fatto finora e anche le enoteche che operano online si difendono. Questo significa che, con l’accelerazione impressa dal fenomeno Covid-19, l’acquisto online in generale sta diventando un’abitudine, che cambierà anche il lavoro”.
Secondo il Professore infatti, gli operatori del settore si sono accorti che si può lavorare bene anche a distanza, con risparmio di tempo, di costi, di trasferte in automobile, dedicando più tempo alla produzione e alla famiglia. Allo stesso tempo, il cliente ha capito che può beneficiare di certi prodotti a casa, farà fatica a tornare indietro.

Quando gli viene chiesto come si potrà uscire dalla crisi che si prospetta per il settore, Zampi afferma che per le imprese la necessità principale sarà ottenere “liquidità, non necessariamente a fondo perduto, con tassi agevolati e dilazionati nei tempi, cosicché aziende solide alla base possano permettersi di recuperare nell’arco dei prossimi quindici anni l’impatto negativo di un 2020 particolarmente difficile”.
Per ciò che riguarda l’export, punta di diamante del settore “Tutto dipende da quando sarà superata questa fase emergenziale e, soprattutto, quando sarà cancellata la percezione del senso di pericolo. Nel frattempo, si cercheranno altre strade, si studieranno nuove misure e soluzioni per ripartire. Anche con le esportazioni”.

Le BCC dal canto loro possono contattare le aziende clienti e proporre supporto e finanza per aiutarle a fronteggiare le difficoltà e le incertezze date dall’emergenza sanitaria ed economica che ne conseguirà.

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